Appendice

a) Pregare in famiglia

b) Educare è

c) Letture consigliate

d) Curiosità

Il decalogo del genitore

Decalogo per una TV sostenibile

e)      Testi letterari

Il fanciullo in mezzo ai dottori François Mauriac, “Vita di Gesù”, Biblioteca Moderna Mondadori, 1957, pag. 14-17

Un divino capriccio Luigi Santucci, “Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo”, Arnoldo Mondadori, 1970, pag. 51-52

Perché ci hai fatto questo? Luigi Santucci, “Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo”, Arnoldo Mondadori, 1970, pag. 53-54

Il perduto ritrovato - Giovanni Papini, “Storia di Cristo”, Ed. Vallecchi, Firenze, 1957, pag. 22-25

 

 

a) Pregare in famiglia

Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.

Ave, Maria
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Gloria al Padre
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Angelo di Dio
Angelo di Dio, che sei il mio custode,
illumina, custodisci, reggi e governa me,
che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.

L’Eterno riposo
L’eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.

Angelus
L’Angelo del Signore portò l’annunzio a Maria.
Ed Ella concepì per opera dello Spirito Santo.
Ave Maria…….
Eccomi sono la serva del Signore.
Si compia in me la tua parola.
Ave Maria………
E il Verbo si fece carne.
E venne ad abitare in mezzo a noi.
Ave Maria………..

Prega per noi, santa Madre di Dio.
Perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre;
tu, che nell’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
Amen
Gloria al Padre…

Regina Caeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Rallegrati Vergine Maria, alleluia.
Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Preghiamo
O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio
hai ridato la gioia al mondo intero,
per intercessione di Maria Vergine,
concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Salve Regina
Salve Regina, madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
A te ricorriamo, esuli figli di Eva;
a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi.
E mostraci dopo questo esilio, Gesù,
il frutto benedetto del tuo Seno.
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!

Sotto la tua protezione
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Preghiera del mattino
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore.
Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata; fa’ che siano tutte secondo la tua santa volontà e per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen

Preghiere ai pasti
Benedici, Signore, noi e i doni che stiamo per ricevere dalla tua bontà, per Cristo nostro Signore. Amen.
Dio, amante della vita, che nutri gli uccelli del cielo e vesti i gigli del campo, ti benediciamo per tutte le creature e per il cibo che stiamo per prendere; e ti preghiamo di non permettere che ad alcuno manchi il necessario alimento. Amen.

Preghiera della sera
Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso, e, se qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen.

Rosario

Misteri della gioia  (lunedì e sabato)
L’annuncio dell’Angelo a Maria.
La visita di Maria a Elisabetta.
La nascita di Gesù a Betlemme.
La presentazione di Gesù al Tempio.
Il ritrovamento di Gesù nel Tempio.

Misteri della luce (giovedì)
Il battesimo di Gesù al Giordano.
L’auto-rivelazione di Gesù alle nozze di Cana.
L’annuncio del Regno di Dio con l’invito alla conversione.
La trasfigurazione di Gesù sul Tabor.
L’istituzione dell’Eucaristia.

Misteri del dolore  (martedì e venerdì)
Gesù nell’orto degli ulivi.
Gesù flagellato alla colonna.
Gesù è coronato di spine.
Gesù sale al Calvario.
Gesù muore in Croce.

Misteri della gloria (mercoledì e domenica)
Gesù risorge da morte.
Gesù ascende al cielo.
La discesa dello Spirito Santo.
L’assunzione di Maria al cielo.
Maria. regina del cielo e della terra.

Preghiera alla fine del S. Rosario
Prega per noi, santa Madre di Dio.
Affinché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

 

Preghiamo
O Dio, il tuo unico Figlio ci ha acquistato con la sua vita, morte e risurrezione,
i beni della salvezza eterna:
concedi a noi che, venerando questi misteri del santo Rosario della Vergine Maria,
imitiamo ciò che contengono e otteniamo ciò che promettono.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Pregare con i Salmi

Salmo 1
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.

Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.

Non così, non così gli empi;
ma come pula che il vento disperde;
perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.

Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

Salmo 8
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Sopra i cieli s’innalza la tua magnificenza.

Se guardo il cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l’uomo perché te ne ricordi,
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;

tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Salmo 43
Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall’uomo iniquo e fallace.

Tu se il Dio della mia difesa;
perché mi respingi,
perché triste me ne vado,
oppresso dal nemico?

Manda la tua verità e la tua luce;
siano esse a guidarmi,
mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
Verrò all’altare di Dio,
al Dio della mia gioia, del mio giubilo.
A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio.

Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Salmo 51 (vv. 3-11)
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misercordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto:
perché sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell’intimo mi insegni la sapienza.

Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

Salmo 51 (vv. 12-19)
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato
sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio  a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

Nel tuo amore fa’ grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l’olocausto e l’intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

Salmo 96 (vv. 1-6)
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei.
Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e  splendore nel suo santuario.

Salmo 96 (vv. 7 – 13)
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra i popli: “Il Signore regna!”.
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.

Salmo 103 (vv. 1- 7 )
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie:
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia:
egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.

Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d’Israele le sue opere.

Salmo 103 (vv. 8 – 16)
Buono  e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono,

come dista l’oriente dall’occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.

Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.

Perché egli sa come siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Come l’erba sono i giorni dell’uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.

Salmo 103 (vv. 17-22)
La grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.
Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
e il suo regno abbraccia l’universo.

Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.
Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.

Salmo 104 (vv. 1; 31-34)
Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!

La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.

 Salmo 122
Quale gioia, quando mi dissero.
“Andremo alla casa del Signore”.
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!

Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.

Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.

Per i miei fratelli e i miei amici
Io dirò: “Su di te sia pace!”.
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

Salmo 124
Se il Signore non fosse stato con noi,
- lo dica Israele –
se il Signore non fosse stato con noi,
quando uomini ci assalirono,
ci avrebbero inghiottiti vivi,
nel furore della loro ira.
Le acque ci avrebbero travolti;
un torrente ci avrebbe sommersi,
ci avrebbero travolti
acque impietose.

Sia benedetto il Signore,
che non ci ha lasciati
in preda ai loro denti.
Noi siamo stati liberati come un uccello
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.

Il nostro aiuto è nel nome del Signore
che ha fatto cielo e terra.

Salmo 130
Dal profondo a te grido, o Signore,
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,
l’anima mia spera nella tua parola.

L’anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l’aurora.
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

b) Educare è

Educare  è prevenire
è motivare
è progettare                                             

Educare è usare misericordia
è diventare amico
è ricercare sempre

Educare è cercare di capire
è non accontentarsi delle cose
è dire tutta la verità                                

Educare è essere esigente
è coltivare l’essere e non l’avere
è cosa del cuore

Educare è fare un lungo cammino
è trovare il silenzio interiore
è comporre un mosaico
è cambiare la testa non accontentandosi di cambiare il igiama                            

Educare è difficile
è possibile
è bello
è complesso

Educare è un eterno ritornare, senza ripetersi mai
è ricominciare sempre da capo
è dire le stesse cose, facendole sentire sempre nuove
è saper aspettare

Educare è coltivare la fede
è non perdere la speranza
è praticare l’amore
è dimostrare pazienza

Educare è insegnare a volare
è apprendere a navigare
è scalare le vette
è tagliare il traguardo 

Educare è impresa globale
è azione dinamica
è impegno realistico
è avventura evangelica

Educare è proporre
è condividere
è accompagnare
è far crescere
è medicare e curare                                

Educare è essere originale
è essere autentico
è essere critico
è promuovere la libertà
è seminare bellezza.

Secondo con il Cardinale Carlo Maria Marini

Il cammino educativo è

Nell’educare

 L’educazione

Nessuno quanto Dio ha dimostrato di  essere buon educatore.

 c) Letture consigliate

Carlo Maria Martini, Dio educa il suo popolo, Centro Ambrosiano, Milano

Vorrei inoltre indicare un paio di libri minori, senza pretese, ma di grande praticità e concretezza
Pino Pellegrino, Educare, Astegiano Editore
Pietro Lombardo, Educare ai valori, Editrice Vita Nuova, Verona
Entrambi contengono altri titoli utili e particolareggiati

d) Curiosità

Del proprio papà, il figlio parla in maniera diversa secondo l’età, eccovi un esempio:

a 04   anni       mio papà sa tutto
a 08   anni       mio papà sa quasi tutto
a 15   anni       mio papà non sa diverse cose
a 20   anni       mio papà non capisce niente
a 30   anni       chiedo consiglio a mio papà
a 40   anni       se avessi ascoltato mio papà
a 50   anni       se avessi ancora mio papà

Il decalogo del genitore

Decalogo per una TV sostenibile

Non avrai altro cervello all’infuori del tuo.
“L’ha detto la tv”. Quante volte sentiamo questa frase, nel senso di: “Dunque è vero”.   La tv però non è infallibile, la tv può sbagliare, la tv è spesso superficiale. Guai chiederle di pensare al posto nostro.

Accendi la tv solo se hai un ottimo motivo per farlo.
Il televideodipendente prima accende la tv, poi va in cerca di qualcosa di interessante: è in gabbia, prigioniero. Il telespettatore consapevole e responsabile          l’accende solo quando sa che c’è qualcosa di veramente interessante: è libero.

Spegni la tv, se non hai un ottimo motivo per tenerla accesa.
Finito il programma, guai farsi catturare dalla pigrizia. Spegnere e passare ad altra   attività.

Zittisci chi offende la tua intelligenza, il tuo modo di vedere il mondo, la tua idea di educazione, la tua morale, non guardando il suo programma.
Ah, il fascino perverso dell’orrore! Certi programmi ignobili ci tengono inchiodati.  Pensiamo: “Vergogna!”, ma intanto restiamo lì. Diverso è se ci sono i figli presenti:      ma tra i due atteggiamenti deve esserci una continuità, se puntiamo all’efficacia. E poi se c’è un marchio che insiste nel sostenere un programma intollerabile, boicottiamo quel marchio, così imparerà.

Non tenere la tv a capotavola.
Pranzo e cena senza tv. Mentre voi sapete dialogare, e i pasti sono un’occasioneimportante per farlo, la tv sa solo farsi ascoltare.

Non tenere la tv in camera da letto.
Tutte le camere, dei genitori e dei figli. I secondi potrebbero farne un uso indiscriminato, non controllabile dai genitori. E i primi darebbero il cattivo esempio ai figli.

Non andare in tv, se non lavori per la tv.
Nove persone su dieci vanno in tv per puro esibizionismo. Se siete la decima che ci  va per altri motivi (siete un esperto, un testimone...) rischiate di confondervi con i primi nove. Quindi pensateci bene prima di andarci.

Non mandarci i tuoi figli.
Novantanove genitori su cento mandano i figli in tv  non per il bene dei figli, ma per la propria gratificazione. Li usano. Il centesimo, sapendo dove il figlio va a finire, dovrebbe dissuadersi dal confonderlo in simile massa.

Non accontentarti della tv.
Ci sono anche i giornali, la radio, internet….Guai se la tv diventa l’unico medium a disposizione: l’uniformità impoverisce, la varietà arricchisce. Soprattutto ricorda che        il libro ti dà quello che gli altri non possono dare alla tua intelligenza, alla tua fantasia.

Diventa un telespettatore critico studiando il linguaggio televisivo
Da soli o in compagnia, con l’aiuto di giornali, libri ed esperti. Con l’aiuto anche di programmi tv che si propongono di smascherare la tv. Su Sat2000, per esempio, c’è la trasmissione il Grande Talk in onda il venerdì sera, mentre ogni giorno alle 21 c’è il Tgtg: entrambi puntano a svelare il meccanismo dell’informazione e dell’intrattenimento. Più sai, più sei libero.
(cfr. Annalisa Borghese e Umberto Folena, “Benedetta famiglia”, E.I., 2001, pagg.189-190).

 e)      Testi letterari

Il fanciullo in mezzo ai dottori

Vita così comune, cosi uguale a tutte le vite, che Luca, il quale si vanta nel cominciamento del suo evangelo "d'essersi esattamente informato di ogni cosa fin dal principio", altro non trova da riferire circa l'adolescenza del Cristo, che quell'incidente occorso nel viaggio a Gerusalemme ch'egli fece a dodici anni coi genitori per la festa di Pasqua. Quando Maria e Giuseppe se ne ritornavano a Nazaret, ecco, il fanciullo li aveva lasciati. Essi credettero da prima che fosse rimasto presso i loro vicini e le loro conoscenze, e camminarono senza di lui per una intera giornata. Poi l'inquietudine li prese. Avendolo invano ricercato di gruppo in gruppo, tornarono sgomenti sui loro passi. Per tre giorni credettero averlo perduto ed errarono attraverso Gerusalemme.
Come alfine lo videro nel tempio stare in mezzoai dottori stupiti dei suoi ragionamenti, non pensarono a condividere l'ammirazione loro, e la madre gli rivolse, per la prima volta forse, dei rimproveri: «Figlio mio, perché ci hai fatto così? Tuo padre ed io ti cercavamo assai travagliati...» E per la prima volta Jeshu non dette la risposta che avrebbe dato qualsiasi altro fanciullo: non rispose col tono d'uno scolaro ordinario. Senza insolenza ma quasi non avesse età, quasi, fosse al di là d'ogni età, li interrogò a sua volta. «Perché mi cercavate? Non sapevate che mi bisogna attendere alle cose del Padre mio?» Lo sapevano, senza saper lo... L'affermazione di Luca è formale: i genitori non compresero ciò che il figliuolo diceva loro. Maria, una madre come le altre madri consumata da cure e inquietudini... e quale madre penetra facilmente il mistero d'una vocazione? Quale madre, a una cert'ora, non si trova smarrita davanti a questo giovane essere in sviluppo che sa dove vuole andare? Ma da predestinata qual era, illuminata fin dal principio, raccoglieva nel proprio cuore ciò che la povera donna comprendere non poteva. Tuttavia, queste parole del figlio dovevano sonarle dure. Il suo Jeshu gliene rivolse mai delle dolci, prima dell'estrema, dall'alto della croce?
Luca ci assicura che Gesù era sottomesso ai genitori: non aggiunge però che sia mai stato tenero con loro. Nessuna delle parole del Cristo a sua madre, riportate negli Evangeli (eccetto l'ultima), che non manifesti duramente la sua indipendenza rispetto alla donna: quasi ch'egli si fosse valso d'essa per incarnarsi, e fosse uscito da quella carne, e nulla più di comune sussistesse tra lei e lui. A quelli che un giorno gli annunziavano: "Ecco, tua madre e i tuoi fratelli son là fuori e ti cercano..." rispose: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi riguardando in giro coloro che gli sedevano attorno: "Ecco" disse "mia madre e i miei fratelli. Perché chiunque fa la volontà di Dio, esso è mio fratello, e mia sorella, e mia madre...". Questo almeno è certo: il fanciullo di dodici anni le parlava già senza dolcezza, quasi avesse voluto fissare la distanza che doveva dividerli; d'un colpo, era come un estraneo. Maria sa che così dev'essere. D'altra parte basta la pressione d'una mano, la luce d'uno sguardo, perché una madre si senta amata; e questa ritrova suo Figlio dentro sé medesima a ogni istante: essa non è mai stata nel caso di perderlo non avendolo mai abbandonato nel proprio cuore. Il Cristo ha l'eternità per glorificare sua madre secondo la carne. Quaggiù egli la trattava forse talvolta come tutt'ora fa con le spose che si promette di santificare e che dietro le loro grate, nelle loro celle, o in mezzo al mondo, sperimentano pure tutte le apparenze dell'abbandono, della desolazione, non senza custodir la certezza interiore d'essere elette e dilette.
Questo Gesù che cresceva in saggezza in età e grazia, e che sua madre partendo da Gerusalemme credeva si fosse accompagnato a parenti e vicini, viveva dunque mescolato con molta gente, artigiani come lui, o lavoratori, vignaiuoli, pescatori del lago: gente che parlavano di semenze, di pecore, di reti, di barche e di pesci; che osservavano il tramonto per strologare di vento e di pioggia. Egli sa, da allora, che per farsi intendere dagli uomini semplici gli bisogna usare parole che designino le cose che giornalmente maneggiano, raccolgono, seminano, mietono col sudore della propria fronte. E anche ciò che sorpassa queste cose non è compreso dalla povera gente se non per via di paragone con esse e per analogia: l'acqua del pozzo, il vino, il granello di senape, il fico, la pecora, un po' di lievito, una misura di farina: non occorre altro perché i più umili comprendano la Verità.
François Mauriac, “Vita di Gesù”, Biblioteca Moderna Mondadori, 1957, pag. 14-17

 Un divino capriccio

Al termine del terzo giorno lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e ad interrogarli, e tutti quelli che lo udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e per le sue risposte.

Ma un giorno, ecco una sorpresa, una giornata diversa. La casa è vuota, sono a Gerusalemme, una festa. Giuseppe e Maria tornano all'imbrunire, ma separati: lui con la carovana degli uomini, lei con quella delle donne. Ciascuno crede che il Bambino sia con l'altro, ma sbaglia. S'incontrano sulla soglia di casa: «Dov'è Gesù?».
Sono pallidi, ognuno rimprovera solo se stesso, muto. E ripartono per la città.
"Sono un cattivo custode" pensa Giuseppe.
"Forse è già l'ora," pensa Maria "forse tutto è già incominciato...”
Tre giorni di ricerche. Di nuovo loro due, a piedi, sulle strade.
Il fanciullo è nel tempio. È là con la sua tunica breve e il piccolo viso intagliato nella luce, al cospetto di quelli nascosti nelle gran maniche e nelle gran barbe. I dottori di Israele sono il contrario dei re Magi. La loro dottrina si è calcificata sui loro dorsi come un enorme guscio di testuggine e il loro cuore è bello e duro come un corallo; sono i ricchi che non si alzerebbero di notte, che non inseguirebbero una cometa. Essi dicono Mosè, Elia, Geremia come citassero articoli del codice penale, per loro Dio è un libro e l'uomo una cosa cui non hanno mai pensato. Gesù sa che sono essi i più lontani dalla salvezza, che forse per la maggior parte di loro si farà inchiodare inutilmente; qualcuno fra questi, è probabile, sarà fra vent'anni della congiura. E ha voluto visitarli per primi. Ha fatto stare in pena sua madre per queste mummie superstiziose che al sabato non si farebbero via una mosca dal naso e lascerebbero affogare il loro bue nel pozzo.
Il Vangelo menziona un solo convertito fra questi dottori: il migliore di loro, Nicodemo, che andrà dal maestro di notte per vergogna d'esser visto, lo ascolterà con gli occhi sgranati, balbetterà le parole più comiche del Vangelo e se ne andrà scuotendo le orecchie. Ma per tutti costoro il Bambino è scappato di casa, ha passato fra loro tre giorni, fuori del tepore di Nazaret, nel freddo siderale delle parole dotte. Non ci meraviglia la sua dottrina: parlava di libri che lui stesso aveva dettato ai profeti. Ci meraviglia questa caccia all'uomo, questo correre in anticipo fra chi merita meno, questo darsi in pasto come un pane anche alle bocche più sgradevoli. Anche oggi ci meraviglia l'amore.
Luigi Santucci, “Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo”, Arnoldo Mondadori, 1970, pag. 51-52

Perché ci hai fatto questo?

A quella vista furono presi da meraviglia; e sua madre gli disse: "Figlio mio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre ed io, angustiati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose di mio Padre?". Ed essi non compresero...

Anche noi non comprendiamo più. Noi ci diciamo i tuoi prediletti e vorremmo che tu invecchiassi qui in casa nostra, che dicessi: "Esco, torno all'ora tale". Vorremmo imprigionarti come un fringuello, col becchime e la vaschetta per l'acqua, murarti in una nicchia, e per questo fabbrichiamo dei sacricuori di gesso e delle campane di vetro e ti nutriamo di candele. Noi ci siamo innamorati di te soltanto perché sei così bello, con gli occhi dolci sotto i capelli divisi da una riga sottile e la barba bionda, perché la tua nascita è così poetica e la tua morte così commovente, ma nulla abbiamo capito di te, Cristo. Vecchio peccato nostro è quello di volerti a tavola con noi, come Simone il Lebbroso, per guardarti con curiosità; oppure di mandarti a chiamare come un famoso chirurgo; oppure di metterti in braccio i nostri morti, come a un imbalsamatore che ce li farà ritrovare intatti e sorridenti in quel luogo vago che chiamiamo il paradiso. Ma tu perdonaci e compatisci noi e questa nostra chincaglieria che chiamiamo fede, questo margine dei nostri egoismi che chiamiamo amore. Noi siamo povere lumache e viviamo in un guscio: ancora facciamo distinzione fra amici e nemici, fra vivi e morti; noi abbiamo paura del dolore come la mano ha paura del rettile; e ciò è segno che da te non abbiamo imparato niente.
Questa è la nostra sola preghiera che anche a noi, come a tua madre, verrebbe alle labbra se potessimo finalmente ritrovarti, una preghiera d'inconscio rancore: "Perché ci hai fatto questo?".
La prima parte del Vangelo si chiude su questo tema di fuga, su questa casa vuota, in uno sprizzare di parole dure e inesorabili. Un giorno è stato così anche per ciascuno di noi; quando l'infanzia ha sgranato i suoi giorni felici, le placide notti, d'un tratto tu non sei più nella casa, Nazaret s'inabissa. Bisogna andare a cercarti dov'è più ripugnante, nei tuguri dei miserabili, in terre lontane fra i selvaggi, sul volto dei morti: in questa città di tribolati che ha nome Gerusalemme.
E tu non ci appari mai quando le nostre dita d'increduli vorrebbero palpare le piaghe che hai offerto a Tommaso; non arresti più a metà strada i nostri convogli funebri per dirci come alla vedova di Naim: "eccotelo vivo e non piangere". Tu te ne sei andato, Signore, Nazaret è stata anche la nostra infanzia, e oggi quel che ci tocca ci tocca. Le tue ragioni non sono le nostre, ma tu continua a salvarci in questo modo incomprensibile e duro, perché sappiamo che un giorno ti daremo ragione e tutto ci sarà restituito.
Lasciaci soltanto il tuo nome, Gesù Cristo, da ripeterlo quando tutte queste altre parole siano tramontate: il tuo nome come una perla nelle valve della nostra bocca; e le braccia per abbracciare questi che ci hai dato fratelli, in un groviglio uguale a un bosco di edera. Poi spegni pure il sole: e le altre stelle e fa' di noi quello che vorrai.
Luigi Santucci, “Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo”, Arnoldo Mondadori, 1970, pag. 53-54

Il perduto ritrovato
 
L'esilio in Egitto fu breve. Gesù fu riportato, in braccio alla Madre, cullato per tutto il lungo cammino dal passo paziente della cavalcatura, alla casa paterna di Nazaret, povera casa e bottega dove il martello picchiava e la lima strideva fino al tramontar del sole.
Gli Evangelisti canonici non danno notizie di questi anni; gli apocrifi ne danno anche troppe ma quasi diffamatorie.
Luca, savio medico, si contenta di scrivere che il fanciullo «cresceva e s'irrobustiva» - che non era, dunque, stento e maliscente. Ragazzo sano e sviluppato in regola, come diceva essere colui che avrebbe ridato agli altri la sanità col solo toccar della mano.
Tutti gli anni, racconta Luca, i parenti di Gesù andavano a Gerusalemme, per la festa del pane senza lievito, ricordo della sortita d'Egitto. Andavano in molti, vicini, amici, famigliari, per fare il viaggio in compagnia, per ingannar meglio la lunghezza e la noia della strada. Andavano lieti, più come se andassero a una festa che alla solennità memoriale d'un patimento perché la Pasqua era diventata, a Gerusalemme, una immensa sagra, un ritrovo di tutti i Giudei dispersi nell'Impero.
Dodici Pasque eran passate dopo la nascita di Gesù. Quell'anno, dopo che la compagnia di Nazaret fu ripartita dalla città santa, Maria si accorse che il figliolo non era con loro. Per tutta la giornata lo cercò, domandando a quanti conoscenti incontrava se l'avessero visto. Ma nessuno sapeva nulla. La mattina dopo la madre tornò indietro, rifece il cammino già fatto, si aggirò per le strade e le piazze di Gerusalemme, puntando i neri occhi addosso a ogni ragazzo in cui s'imbatteva, interrogando le madri sulle soglie degli usci, raccomandandosi a paesani non ancor partiti che l'aiutassero a rintracciar lo scomparso. Una madre che ha perso il figliolo non ha requie finché non l'ha trovato: non pensa più a sé; non sente la stanchezza, il sudore, la fame; non scote la polvere dal vestito, non si ravvia i capelli, non bada alla curiosità degli estranei. I suoi occhi stravolti non vedono che l'immagine di colui che non è più accanto a lei.
Finalmente, era il terzo giorno, salì al Tempio, spiò nei cortili e vide finalmente, nell'ombra d'un portico, un capannello di vecchi che parlavano. Si accostò peritosa – ché quelli, lunghe cappe e lunghe barbe, sembravano gente d'importanza, che non avrebbero dato retta a una donnicciola di Galilea - e scoprì, nel mezzo del cerchio, i capelli ondati, gli occhi splendenti, la faccia bruna, la fresca bocca del suo Gesù. Quei vecchi parlavano col suo Figliolo della Legge e dei Profeti; l'interrogavano ed egli rispondeva e, dopo aver risposto, domandava a sua volta e quelli l'ammaestravano, meravigliati che un ragazzo di quell'età conoscesse tanto bene le parole del Signore.
Maria rimase per alcuni momenti a contemplarlo e quasi non credeva ai suoi occhi: il suo cuore, che un momento prima batteva per l'ansia, ora batteva, anche più forte, per lo stupore. Ma non potè resistere più oltre e d'improvviso lo chiamò a nome a gran voce; i vecchi si scansarono e la donna prese il figliolo al petto e lo strinse senza dir parola, infradiciandogli il viso colle lagrime rattenute fin allora dalla soggezione.
L'agguantò, lo condusse via e, ormai sicura di averlo con sé di averlo ripreso, di averlo accanto, di non averlo perso, la madre felice si rammenta della madre disperata.
- Perché ci hai fatto questo? ecco che tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te.
- Perché mi cercavi? Non sapevi ch'io debbo occuparmi nelle cose di mio Padre?
Gravi parole, specie se dette da un figliolo di dodici anni a una madre che ha patito tre giorni per lui.
«Ed essi - seguita l'Evangelista - non compresero ciò che aveva lor detto». Ma noi, dopo tanti secoli d'esperienza cristiana, possiamo comprenderle, quelle parole che sembrano, a prima vista, dure e superbe.
Perché mi cercate? Non sapete forse ch'io non posso perdermi, ch'io non sarò mai perduto da nessuno, neanche da quelli che mi deporranno dentro la terra? Io sarò dappertutto dove qualcuno crede in me, anche se non mi vedranno cogli occhi; non posso essere smarrito da nessun uomo, purché mi tenga nel cuore. Non sarò perduto quando sarò solo nell'orto degli Ulivi, quando sarò solo nel Sepolcro. Se mi nascondo ritorno, se muoio risuscito: chi mi perde non può fare a meno di ritrovarmi.
E chi è quel padre di cui mi parlate? È il padre secondo la legge, secondo gli uomini. Ma il vero mio Padre è nei cieli; è il Padre che ha parlato ai Patriarchi faccia a faccia, che ha messo le parole in bocca ai Profeti. Io devo sapere quel che ha detto a loro di me, le sue volontà eterne, le leggi imposte al suo popolo, i patti che ha fermato con tutti. Per compiere quel che ha comandato devo occuparmi di quel che veramente è suo. Cos'è un vincolo legale, umano, temporale, di fronte a un legame mistico, a un legame spirituale, a un legame eterno?

Giovanni Papini, “Storia di Cristo”, Ed. Vallecchi, Firenze, 1957, pag. 22-25